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Per capire come funziona un estintore bisogna partire dalla definizione. Parliamo di un dispositivo di sicurezza antincendio impiegato da quasi un secolo a questa parte per soffocare le fiamme e spegnere eventuali incendi in corso. L'estintore tipo è realizzato in conformità a specifiche tecniche condivise a livello europeo (norme ISO), utili per definire se un produttore è allineato o meno a questi standard (in mancanza dei quali la messa in commercio risulta inammissibile). Al di là della classificazione degli estintori, argomento che vedremo nel prossimo capitolo, tutti questi dispositivi funzionano allo stesso modo: un agente immagazzinato all'interno del serbatoio in pressione viene erogato grazie a un tubo alla cui estremità è applicato un imbuto. L'imbuto permette di indirizzare il getto in un'area ben precisa, con la massima potenza e forza possibile. Al contrario dell'acqua, che a temperature elevate potrebbe evaporare ancor prima di raggiungere le fiamme, l'agente estinguente – differente in base al tipo di estintore – è in grado di smorzare il fuoco indipendentemente dalla temperatura di combustione. A questo vantaggio si aggiunge l'efficacia, propria ad esempio della polvere estinguente, nel domare incendi su impianti elettrici e server senza provocare cortocircuiti o danni permanenti. Va da sé che il tipo di estintore, dunque, andrà scelto secondo gli obiettivi e le caratteristiche del contesto d'uso. Vediamo a tal proposito i punti salienti per ogni classe di estintore.
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Gli esperimenti scientifici e le ricerche intorno agli estintori di nuova generazione sono all'ordine del giorno. Altra cosa però sono i prodotti in commercio, verificati e approvati in base a requisiti di sicurezza consolidati. In questo ambito le classi o categorie principali sono quattro e corrispondono ciascuna a una lettera dell'alfabeto. Troveremo quindi in commercio le classi A, B, C, D, E, F. Non si tratta della classe del fuoco, vale a dire dell'intensità e pericolosità dell'incendio, bensì del combustibile che provoca le fiamme. Considerando che le classi sono combinabili, e quindi che ogni estintore può risolvere incendi generati da combustibili differenti (estintori di classe ABC ad esempio), le categorie oggi riconosciute sono:
Estintori di classe A
Rivolti a fuochi generati da combustibili solidi con formazione di brace. In questa classe rientrano i roghi generati da materiali quali il legno, la carta, i materiali tessili, le pelli e la gomma.
Estintori di classe B
Rivolti a fuochi generati da combustibili liquidi e da solidi liquefabili. In questa classe rientrano i roghi generati da materiali e liquidi quali alcool, solventi, oli minerali, idrocarburi e benzine.
Estintori di classe C
Rivolti a fuochi generati da combustibili gassosi. In questa classe rientrano roghi generati da metano, butano, idrogeno, acetilene e propilene.
Estintori di classe D
Rivolti a fuochi generati da metalli combustibili. Appartengono a questa classe i fuochi generati da potassio, magnesio, zinco, zirconio, titanio. Per questa categoria le norme ISO richiedono estintori realizzati con polveri speciali da installare in laboratori dove vengono trattati i metalli o le polveri di metallo.
Estintori di classe E
Rivolti a fuochi su apparecchiature elettriche e impianti. Questa classe è poco nota perché su apparecchiature elettriche in tensione vanno bene tutti o quasi gli estintori e relative sostanze dell'agente estinguente.
Estintori di classe F
Rivolti a fuochi che si sviluppano tipicamente in cucine di ristoranti, mense, bar, pizzerie, ecc. La classe F è stata introdotta con la norma UNI EN 2:2005 per la gestione in sicurezza di oli combustibili di natura vegetale e/o animale.
Oltre a quanto scritto fin qui, per gli estintori bisogna ricordare anche un'altra distinzione importantissima, ovvero il contenuto o agente estinguente. In linea di principio si può sfruttare infatti anche l'anidride carbonica e il biossido di carbonio, capaci di sottrarre ossigeno prezioso al fuoco, ma è di gran lunga più opportuno sfruttare un mix di sostanze miscelate, all'occorrenza, con additivi chimici. Vediamo le combinazioni più diffuse specificando il tipo di classe a cui sono rivolte.
Come suggerisce il nome, l'estintore chimico a secco sfrutta una polvere sotto forma di agente chimico antincendio. Efficaci contro gli incendi di tipo ABC, gli estintori chimici a secco sono il prodotto che va per la maggiore nelle abitazioni private come negli uffici.
Indicati per gli incendi di classe A e B, gli estintori ad acqua combinano questo liquido con uno speciale additivo in grado di soffocare le fiamme su materiali solidi e liquidi.
Il principio alla base dell'estintore a gas è la sottrazione di ossigeno dall'aria. Dato che l'ossigeno nell'aria è ciò che alimenta il rogo, l'estintore a gas aumenta la presenza di anidride carbonica a discapito dell'ossigeno. Per questo è ritenuto un ottimo dispositivo per gli incendi di classe B e per domare i roghi su impianti elettrici in tensione.
Simile come composizione all'estintore ad acqua, l'estintore a schiuma si distingue per la miscela che schizza fuori dall'imbuto sotto forma di schiuma spessa e densa. Questo tipo di estintore è perfetto per domare incendi di classe A su legno, carta, tessuti, pelli e gomma.