Normativa sulla videosorveglianza: cosa impone la legge ai privati?

Qualunque sistema di videosorveglianza, per essere tale, implica la registrazione di immagini statiche o video dinamici che vengono archiviati in appositi supporti di memoria e condivisi con le autorità competenti o i periti assicurativi in caso di bisogno. Le telecamere immagazzinano i dati con l'obiettivo di garantire una maggiore sicurezza, questo comporta tuttavia la necessità di un trattamento dei dati stessi in linea con quanto previsto dalla legge vigente, nel rispetto quindi della privacy dell'individuo. In Italia il trattamento dei dati è materia del garante, figura che deve vigilare sull'effettiva protezione dei dati. È chiaro infatti che le telecamere di videosorveglianza possono riprendere volti e comportamenti di chiunque, dal passante fuori dal cancello al vicino di casa. Ne deriva che i sistemi di videosorveglianza devono essere installati in ottemperanza a vincoli ben precisi, la cui violazione potrebbe comportare multe anche salate.

Il principio chiave della videosorveglianza: il rispetto della privacy

Lo spartiacque in ambito di impianti di videosorveglianza e trattamento delle immagini è stato – in Italia come nel resto d'Europa – il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (in inglese General Data Protection Regulation), noto con l'acronimo di GDPR. Si tratta di un regolamento che ha sostituito o abrogato precedenti normative considerate obsolete o non più idonee. Il GDPR pone limiti abbastanza precisi (e abbastanza ferrei), tuttavia, la conformità di un impianto di videosorveglianza rimane subordinata alla discrezione dell'utente (e di fatto anche dell'installatore professionista). Questo significa che è responsabilità del titolare del trattamento – e cioè del proprietario dell'immobile o del datore nei confronti dei suoi lavoratori – fare sì che i dati vengano gestiti in conformità con quanto previsto dal GDPR. Per fare un esempio concreto, se viene installato un impianto con le telecamere di sorveglianza che puntano verso il cortile di un capannone e qualcuno gira una telecamera orientandola verso il parcheggio esterno, l'amministratore del capannone stesso dovrà rispondere al garante della privacy qualora questi ricevesse una segnalazione da un cittadino (segnalazione che può arrivare nella misura in cui la telecamera funziona senza autorizzazione filmando un'area esterna al cortile di pertinenza). È quindi molto importante che il lavoro sia svolto a regola d'arte anche se parliamo di impianti posizionati e configurati in fai-da-te. Ma vediamo, più nel dettaglio, cosa dice il GDPR in merito all'installazione di una o più telecamere di sorveglianza privata.

Cosa dice la legge sull'installazione di una telecamera di sorveglianza privata?

Di base la legge italiana è inquadrata nella più ampia cornice del GDPR (i cui effetti arrivano a toccare anche l'universo del web). L'installazione, per non violare i dettami di questo regolamento, dovrà rispondere di una serie di requisiti validi – con leggere differenze – nei luoghi pubblici e nei contesti privati.

  • I fruitori dello spazio, innanzitutto, devono essere informati che in quell'area sono operativa una o più telecamere. L'avviso avviene tipicamente tramite cartellonistica segnaletica apposita

  • La conservazione delle immagini deve avvenire su appositi supporti di memoria che garantiscano l'archiviazione sicura e l'accesso esclusivo a persone autorizzate (il titolare del trattamento dati, la polizia su espressa richiesta, eventuali periti assicurativi, ecc)

  • I dati raccolti per fini specifici di videosorveglianza devono essere utilizzati per questo scopo. Sfruttare le immagini per studiare i comportamenti del pubblico e poi elaborare statistiche commerciali, ad esempio, è una palese violazione della privacy personale

  • Se l'impianto tratta dati biometrici, ovvero dati impiegati per l'identificazione delle persone fisiche (dal riconoscimento facciale alla rilevazione della voce), va considerata come obbligatoria la valutazione di impatto (con eventuale verifica preliminare del Garante)

Come si può intuire, la normativa sugli impianti coinvolge numerosi aspetti che spaziano dalla nomina del titolare del trattamento dati alla segnalazione delle telecamere con cartelli idonei. È chiaro che in questo scenario i margini discrezionali sono molto ampi: occorre dunque informarsi molto bene prima di procedere, adottando tutte le misure necessarie per assicurare massima trasparenza nei confronti dei lavoratori e di chi visita la tua abitazione in modo abituale oppure occasionale (parenti, vicini, amici, colleghi, venditori ambulanti, fattorini, elettricisti, idraulici, ecc).

Assumete una o più persone a casa? Se possiedi una telecamere di sorveglianza, i collaboratori domestici devono essere informati della videosorveglianza e dare l’ok al trattamento dei dati. Ecco i princìpi del Garante della privacy.

Come installare la tua telecamera di sorveglianza?

Da quanto scritto finora si evince come l'installazione di una telecamera di sorveglianza sia un compito che richiede estrema cautela. Nessuno ha infatti il diritto di filmare senza le dovute motivazioni e usare le immagini registrate per secondi fini, nemmeno dentro casa propria! Ne consegue che il posizionamento stesso delle telecamere, così come il loro orientamento e quindi l'area coperta dall'obiettivo, devono essere studiati con attenzione, pena la mancanza delle misure minime stabilite nel GDPR. Le ipotesi che toccano la quasi totalità degli scenari sono due: telecamere in esterno e telecamere da interno. In breve, affrontiamo entrambe le opzioni che si potrebbero presentare, insieme o indipendentemente l'una dall'altra, a chi come te si trova nella necessità di installare un impianto di videosorveglianza per il controllo a distanza della propria abitazione, dell'ufficio, del negozio o di altri luoghi.

  • Telecamera per esterni: la telecamera per esterni andrà posizionata come già abbiamo detto per sorvegliare solo ed esclusivamente il perimetro della proprietà (cancello di ingresso, facciata, garage, box attrezzi, piscina, ecc). Spostare l'obiettivo verso la strada pubblica o il retrobottega comporterà una possibile violazione della privacy. Lo stesso vale per le riprese di ciò che succede nel piano o nell'androne del condominio: in nessun caso l'inquilino, anche se proprietario, è autorizzato a filmare queste aree promiscue condivise con il resto dei condomini. Di fatto sarebbe un altro esempio di violazione della privacy altrui.

  • Telecamera per interno: per una maggiore sicurezza della casa è possibile installare una o più telecamere da interno. Ricordiamoci che anche qui non siamo autorizzati a trattare le immagini come vogliamo: in casa potrebbero entrare anche persone sconosciute ma non per questo malintenzionate (di nuovo: idraulici, fattorini, ecc), che hanno tutto il diritto di sapere se l'area è sottoposta a videosorveglianza e chiedere, anche a voce, chiarimenti sulle finalità della registrazione.

Ora che sai tutto su cosa impone la legge ai privati (e non solo ai privati), non ti resta che approfondire i dispositivi in commercio e selezionare la soluzione che meglio soddisfa le tue aspettative.

Le Videocamere di sorveglianza intelligenti riconoscono i vostri cari e disabilitano gli allarmi che li riguardano. La memorizzazione delle immagini video avviene localmente su una scheda sicura integrata nella telecamera e alla quale solo voi avete accesso.